Abbiamo ancora incontrato Mario Bragaglia, in arte Brandon Braching, giovane cantautore agli inizi della sua carriera. Dopo averlo ascoltato relativamente al brano musicale “Senza un perché”, contro ogni forma di violenza, oggi è con noi per parlare di discriminazioni sessuali, amore e diversità.
Ciao Mario e bentrovato.
Ciao e bentrovati a voi.
Iniziamo con la prima domanda: cos’è per te la diversità?
Nel mio vocabolario di vita questa parola non è scritta, perché siamo tutti uguali. Secondo me, diverso è colui che guarda una persona con odio negli occhi, alimentando il disprezzo. Di solito questo avviene in soggetti che non sanno chi sono nella loro esistenza o che non riescono ad accettare un passato in cui non si rivedono più. Il dramma è che tale atteggiamento potrebbe portare altri a fare del male e persino uccidere, esacerbando così situazioni di violenza.
Mario si è mai sentito diverso?
No, mai. Sono state sempre le altre persone a farmi sentire così, descrivendomi ed etichettandomi per quello che non sono. Fortunatamente, ho sempre saputo chi ero ed è per questo che non mi sono lasciato abbattere da tali pregiudizi e sentenze.
La diversità, quindi, secondo te è un concetto usato da coloro che non si sono mai guardati dentro e accettati, giusto?
Esatto, proprio così.
L’idea di famiglia in Italia è fortemente condizionata da pregiudizi sociali e ideologie religiose. Se diciamo famiglia, Mario a cosa pensa?
Mi viene in mente subito l’amore e la pace. Dove coesistono questi due ingredienti, esistono vita e protezione.
Si è ormai aperto anche in Italia un dibattito sulla genitorialità delle coppie omosessuali. Quale opinione hai della così detta famiglia arcobaleno?
Molte volte leggo sui giornali o sento in giro che per niente al mondo due uomini o due donne dovrebbero creare una famiglia, in quanto ritenuto contro natura o addirittura una maledizione del demonio. Tutto ciò non lo concepisco affatto: preferisco che un bambino cresca in una famiglia arcobaleno, anziché in una dove vive all’interno di un contesto di maltrattamenti, assistendo ogni giorno a scene drammatiche e nei casi peggiori all’uccisione della madre per mano del padre. Mi preoccupa di più un minore costretto a crescere come spettatore passivo di violenze psicologiche e fisiche tra i genitori.
Dunque la famiglia è il primo luogo dove bisognerebbe imparare l’amore e il rispetto?
Proprio così. Crescere un bambino in un nucleo familiare in cui regna la prevaricazione, potrebbe far nascere nel medesimo gravi disturbi relazionali, andando ad alimentare la violenza in una pericolosa catena. L’infanzia dovrebbe trovare posto solo dove esiste amore nel cuore.
Se fossi padre, cosa insegneresti a tuo/a figlio/a?
Per prima cosa lo/la educherei, insieme al mio compagno, al rispetto, cercando di fargli/le capire che siamo tutti uguali. La famiglia nasce dall’amore e non deve conoscere odio.
Com’è la tua famiglia di origine?
Onestamente non ha le mie stesse vedute circa alcuni argomenti, ma non per questo ho smesso di credere nei miei ideali o lottare per la felicità. In fondo è bello avere pensieri contrastanti, perché è dagli stessi che nasce il dialogo.
Qual è l’insegnamento più utile che hai ricevuto tra le mura dove sei cresciuto?
Sicuramente il fatto di apprezzare ogni sfumatura della vita. Non mi vergogno a dire che ho sofferto la fame e ho avuto difficoltà a sopravvivere. E sono fiero di me, di quel ragazzo che oggi si alza alle ore 5 e 30 del mattino per andare a lavorare, lottando e sudando ogni giorno per crearsi un futuro.
Di cosa ha bisogno questo ragazzo umile e pieno di vita?
Solamente di essere creduto e sostenuto. Il resto… (Sorride n.d.r.) Se lo va a prendere da solo con il sangue tra i denti e il sorriso sul volto.
L’amore al giorno d’oggi tra social e relazioni fugaci. Cosa significa amore per te?
Rifugio, protezione e soprattutto dialogo: tutto quello che gli odierni mezzi di comunicazione hanno reso complicato. Ormai viene tutto preso con leggerezza: “ma sì, dopo gli scrivo un messaggio”.
E invece non funziona così. La miglior cosa è uscire di casa, incontrare la persona che ami, guardarla negli occhi e dirle tutto, dalle cose belle a quelle brutte. Non c’è nulla di più bello che lottare per la persona che si ama. I social ci hanno disabituati alle lettere, ai biglietti, alle carezze, a un bacio o a uno sguardo pieno di passione, uno di quelli che esprime tutte le parole non dette. Ormai mancano i gesti spontanei e naturali. Il rischio è che non riusciamo più a godere delle belle emozioni e delle persone.
Probabilmente non sono sbagliati i mezzi di comunicazione, ma l’uso che se ne fa: sei d’accordo?
Certamente. Andrebbero usati con più moderazione, poiché è bello tenersi le cose piacevoli per sé, senza stare sempre lì a condividere la nostra vita con chiunque, togliendo del tempo che potremmo invece donare a chi amiamo.
Leggiamo in te un velo di nostalgia per come veniva veicolato l’amore in passato. Cosa manca nei tempi moderni?
Il corteggiamento alla vecchia maniera, rincorrere l’anima gemella tra i vicoli della città, fare delle dichiarazioni d’amore, le serenate etc. Invece oggi esprimere tutto questo significa quasi essere scemi o “diversi” (tanto per ritornare al concetto di diversità). Bisogna riprendere ad amare la vita reale e non quella virtuale, a dare importanza alla qualità e non alla quantità. Oggi sembriamo assorbiti da una spasmodica ricerca delle persone, sostituendole poi con un click. Occorre invece dare valore a chi ci è vicino, a chi offre il suo tempo, a chi è disposto a condividere la sua vita e a costruire un futuro insieme.
E Mario è riuscito a trovare quell’amore vero?
Sì. Mi ritengo fortunato nell’aver trovato un ragazzo che mi ama nel rispetto, scegliendomi ogni giorno al suo fianco. Con lui ho scoperto quella protezione che mi è sempre mancata negli anni passati. Riesce a farmi sentire al sicuro e soprattutto unico. Ho la sensazione di essere speciale e insostituibile.
Come ti ha conquistato?
Mi ha dato la certezza che per lui sono il migliore, senza mai paragonarmi agli altri . So che tra migliaia di ragazzi più belli di me, egli sceglierebbe sempre me.
Non mi ha fatto sentire come il ragazzo con cui uscire e basta, ma colui con il quale condividere una vita intera.
Quali sono gli ingredienti del vostro amore?
Il dialogo, la fiducia, la cura e l’accettazione dell’altro. Non bisogna mai cercare di cambiare il partner e soprattutto è importante non sentirsi né superiori, né inferiori. Un unico corpo, respiro, battito. Una sola anima. Conta poi sostenersi a vicenda in qualsiasi situazione, senza scappare o evitare di affrontare i problemi. La paura non deve esistere: occorre esprimere sempre quello che si ha dentro, anche quando c’è la consapevolezza che lo stesso sentimento può fare male. Amare equivale a prendersi cura di qualcuno, senza aumentare le ferite che gli altri hanno procurato, anzi sanandole. Uno dei veri drammi è che spesso la violenza si cela proprio dietro rapporti, che in fondo dell’amore non hanno nulla. Per questo motivo, mi ritengo fortunato a potermi fidare del mio uomo sotto ogni aspetto.
Hai mai incontrato degli ostacoli nella tua relazione?
Se guardo a me, dico di no, perché vivo la mia storia ogni giorno e con passione. Non ho mai creato problemi a nessuno, in quanto vivo la mia vita come voglio e lascio vivere le persone senza sentirmi superiore. I veri ostacoli me li hanno posti gli altri a causa della mia omosessualità, a partire dalla famiglia di origine, nella quale non tutti i componenti hanno accettato la mia vera identità. Certamente, l’ambiente lavorativo non mi ha risparmiato da giudizi pesanti, che onestamente mi fanno paura, talmente grande è l’odio che trasmettono.
Te la senti di farci qualche esempio circa le brutte parole che ricevi?
Senz’altro. Capita di sentire dire “persone come voi le brucerei al rogo e poi le getterei al mare”. Oppure, semplicemente, quando cammino per strada accade che qualcuno si affaccia dal finestrino e grida qualche insulto. Ci rido su e vado avanti fiero di me…
Quanto caro ti è costato essere sempre te stesso?
Nessun prezzo, perché non ho problemi a restare fedele alla mia essenza. In tutto ciò che faccio, dico e creo sono sempre Mario. E invece molte persone hanno più identità, che svelano a seconda delle situazioni.
Se è vero che il coraggio nasce dal timore, quali sono le tue più grandi paure?
La mia prima paura è non riuscire più a mettermi in gioco e non rischiare nella vita. Poi certamente temo di morire senza aver fatto ciò che desidero: fondare un’associazione contro il bullismo, l’omofobia, le violenze e ogni tipo di discriminazione e soprattutto creare una famiglia, perché no, anche con un/una figlio/a.
Descriviti con una virtù…
Il coraggio. Non ho mai avuto paura delle persone che ostentano superiorità nel giudicare la vita altrui. Mai mi sono lasciato spaventare dal fallimento o dalla delusione. Il segreto sta nel lasciarsi andare, assaporando il presente, senza rimandare al domani ciò che possiamo fare oggi. La nostra esistenza è scandita dal tempo: a noi spetta usarlo e custodirlo nel modo giusto.
Il tuo ultimo brano inedito dal titolo “Niente” a cosa si riferisce?
Il messaggio principale è che non bisogna avere paura di niente, anche se al mondo esistono persone che giocano sui sentimenti degli altri, soprattutto nel momento in cui noi mettiamo nelle loro mani il futuro e il cuore. Una canzone che mi ha stravolto la vita, accompagnandomi in una fase di crescita personale e artistica. Il testo suggerisce un modo per sconfiggere ogni timore o delusione: cambiare direzione e non rimandare le cose al domani, perché la vita è qui e ora.
Abbiamo finito. Hai qualcos’altro da aggiungere?
Ci tenevo a fare i miei ringraziamenti a una persona molto speciale, ovvero il mio compagno Eddy. Grazie a lui ho riacquistato la voglia di sorridere alla vita e credere di nuovo nell’amore. Gli devo tutto, perché è grazie a lui se oggi sto davvero bene. Posso solo essergli grato per avermi donato la forza e l’ossigeno di respirare all’unisono.
Per ascoltare l’ultimo brano inedito “Niente” clicca qui
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