di Ambra Sansolini
Nella violenza psicologica rientra anche il silenzio. Una forma di vessazione difficile da notare e dimostrare, ma della quale un narcisista maligno o uno psicopatico si serve costantemente.
Quante volte le vittime di questi soggetti si sono trovate di fronte a un silenzio insuperabile? L’individuo patologico, quando viene messo alle strette, sceglie di non replicare. Solitamente questa fuga, che rispecchia un modo di vivere vile e subdolo, viene usata per negare spiegazioni, sfuggire dalle responsabilità e dai doveri, dei quali il maltrattante proprio non vuole sapere.
Il silenzio è la ciambella di salvataggio del carnefice e serve per evitare plateali contraddizioni tra le continue menzogne di cui egli si rende autore. Si tratta di una violenza in modalità passiva: un mezzo per soverchiare l’interlocutore, costringendolo a una condizione subalterna, in cui resterà appeso alle mancate parole dell’aguzzino.
Si configura anche come l’ennesimo “trucco” del prestigiatore di anime per far impazzire la vittima. Immaginiamo di prendere una decisione senza aver ricevuto il parere del carnefice, che si è chiuso diabolicamente nel silenzio. In un secondo momento tornerà per dirvi quanto siete egoiste, incivili e poco collaborative, poiché avete osato scegliere senza una sua opinione. Avrà quindi la giusta opportunità per scaricare su di voi la sua cieca rabbia e parimenti farvi sentire in colpa per ciò di cui non siete artefici.
Altre volte invece l’uomo violento si isolerà in questa torre di avorio per boicottare all’improvviso i programmi e i progetti della preda. Un celebre proverbio recita “silenzio uguale assenso”. Ma questo detto popolare non ha alcuna validità quando abbiamo davanti a noi una mente perversa e contorta. Così, mentre penserete di aver ricevuto il suo consenso attraverso il silenzio, d’un tratto egli spunterà fuori per mandare all’aria le vostre decisioni. Il fatto di non esprimere subito i suoi pensieri, aumenta il sadico godimento di aver creato delle false aspettative nella vittima.
Il silenzio viene continuamente usato anche nella fase iniziale della relazione: tralascerà molti particolari della sua vita. Il predatore sociale si scopre poco e invece lascia che questo sia fatto dalla donna. RIflettiamo sul primo periodo di frequentazione: vi ha mai parlato di lui e della sua vita? Quanto invece vi siete aperte con lui circa il vostro passato, i desideri e i sogni?
Un vampiro vive nel silenzio delle tenebre. E in questo caso evitare di esprimersi non ha alcuna connotazione altruistica di favorire l’altra persona. Ma è solamente un modo per mantenere un vantaggio sulla vittima.
In questo giochino perverso, nel quale la priorità dell’abusante è non scoprirsi, dovete imparare a lasciare che egli faccia le sue mosse. Spesso, in favore del silenzio attuato dal soggetto patologico, entra in gioco la fretta della preda di far luce su certe questioni, di risolvere alcune situazioni e fare delle scelte. In effetti, ogni essere umano ha bisogno delle sue minime certezze e questo l’uomo violento lo sa perfettamente. Avere a che fare con un narcisista maligno o uno psicopatico, significa rafforzare così tanto i propri limiti, da non avere più bisogno dei piccoli punti fermi che fanno parte della vita di un essere umano. Bisogna imparare ad aspettare. Quando egli si accorgerà che il silenzio non ha alcun effetto su di voi, verrà fuori in tutta la sua ira distruttiva: dovrà scoprirsi per forza di cose.
Un altro consiglio: quando non lo sentite, state pur certe che sta tramando altro. Un prevaricatore come lui non riesce a stare zitto, se non quando è certo di avere la situazione in pugno. Resta in silenzio qualora ha già attuato un altro piano malefico e quindi trae rifornimento narcisistico da questa malevola azione. Per cui alzate sempre la guardia quando non lo sentite più accusarvi, infangarvi e umiliarvi. Di certo ha scelto un’altra strada per distruggervi e sputare veleno.
La saggezza popolare dice “il silenzio è oro, la parola argento”. In questo caso dobbiamo dire “il silenzio è pericoloso”. Ma interpretarlo può aiutarci a uscirne salve.