di Ambra Sansolini
Troppe volte diamo per scontato che la violenza sulle donne proviene sempre dagli uomini. E invece no. Spesso sono le stesse donne a stare contro le Donne.
Alcune storie di femminicidio hanno visto come complice dell’assassino la mamma dello stesso. Oppure il carnefice è stato supportato nel delittuoso piano dalla nuova compagna o moglie.
In altri casi è esclusivamente l’invidia femminile a reggere la scena. E allora non possiamo più parlare di violenza di genere.
E cosa ancor più grave, anche nelle situazioni in cui l’aguzzino è solamente un uomo, le donne ci mettono la loro con giudizi, pregiudizi e cattiverie assurde. “Si è meritata di aver fatto quella fine”, “poteva lasciarlo”, “le sta bene perché si era innamorata di un uomo sposato”etc. Commenti spietati e senza un minimo di umanità. Atteggiamenti malvagi, che nascondono un’insicurezza di fondo. Se un soggetto maschile usa la violenza per soverchiare la donna, le creature femminili ricorrono a queste bassezze allo scopo di sentirsi superiori. Insomma, il movente è sempre lo stesso. Cancellare l’altro per trovare la propria identità, distruggere una persona per sentirsi finalmente al centro di non sappiamo cosa. Dominare.
Non cambierà mai nulla finché ci sarà anche solo una donna contro la Donna. Gli uomini violenti traggono vantaggio da questa folle competitività, che diventa malvagità infinita.
Quando sento le cattiverie, contro una donna uccisa, provenire da bocche femminili, mi rendo conto che il lavoro da fare è ancora immenso. E soprattutto che la violenza è anche il frutto di una società fondata sull’apparenza, che anziché comprendere sputa sentenze. Tutti saccenti con la vita degli altri. Immedesimarsi costa troppo tempo. Così, mentre guadagniamo in “tuttologia”, perdiamo in empatia.
Nei prossimi articoli analizzeremo storie di violenza tutte al femminile.
Intanto, facciamo presente ai lettori che nel romanzo “Su ali di farfalla” si affronta tale questione. La figura di “mamma-cerbero” è l’emblema di una donna contro le Donne.
Non c’è nulla di più pericoloso che una misoginia a tinte rosa.
*l’uso dell’iniziale minuscola per la parola “donne” o della maiuscola anche dove non è necessaria è volutamente scelto e ha un valore letterario.