di Ambra Sansolini
Introduzione
Quanto è facile fare i bulli dietro allo schermo di un PC o di un cellulare? Il cyberbullismo è una delle manifestazioni, insieme alla violenza sulle donne, di una società narcisistica e piena di frustrazioni, nella quale soverchiare l’altro fa sentire forti e sicuri. Solitamente il fenomeno riguarda i giovani e i giovanissimi anche preadolescenziali eppure non lascia indenne il mondo degli adulti, dove si nasconde non di rado qualche vigliacco del web.
Quali sono i motivi alla base di questo fenomeno?
Come per tutte le forme di violenza, non esistono motivi o giustificazioni capaci di spiegare certi atteggiamenti. Il più delle volte l’autore del misfatto non conosce l’individuo bersaglio. Si tratta di accanimenti che avvengono per invidia, gelosia o semplicemente per il piacere di arrecare sofferenza a qualcuno. Pertanto, bisogna soffermarsi sul profilo dell’offender.
Perché sta diventando una violenza sempre più frequente?
Certamente il fatto di non esporsi fisicamente ma di restare dietro lo schermo, facilita l’azione del predatore. Purtroppo, ancora si pensa erroneamente che il web sia il luogo dove tutto è possibile. Il paese dell’anonimato. E invece in nessun altro posto resta traccia di ogni mossa come sulla rete Internet. Qualsiasi operazione viene impressa e tradotta in codici specifici indelebili.
Come si manifesta questo abuso?
Chat, video girati all’insaputa della vittima e poi diffusi in Internet, diffamazioni su social network: sono numerose le varianti di questa disumana violenza. Ultimamente sta trovando ampio spazio anche il così detto “revenge porn”, ovvero la vendetta pornografica: ex fidanzati che lanciano in rete foto e video fatti durante la vita intima di coppia, allo scopo di infangare e colpire l’identità della fanciulla che ha messo fine alla relazione. Talvolta invece il nome della donna compare su siti pornografici. Risalire all’artefice della condotta delittuosa è possibile, anche se molte vittime non reggono il peso di una vergogna che in verità non gli appartiene e si suicidano. Invece dovete resistere, perché la verità prima o poi viene fuori e la Legge, per quanto sia lenta, alla fine punisce i criminali.
L’intervista
Su questo delicato argomento, abbiamo ascoltato il cantautore Brandon Braching, che oggi ci parlerà soprattutto nelle vesti di quel ragazzo, chiamato Mario Bragaglia.
Ciao Mario, è un piacere riaverti qui con noi.
Grazie a voi. Sono contento di poter dare la mia testimonianza.
Oggi lasciamo il mondo musicale, che più ti appartiene e approfondiamo invece quello del web nel quale tu, come tanti giovani, devi vivere.
Va bene. Sono pronto.
Che idea ti sei fatto del mondo virtuale?
Mi sto rendendo conto che è molto pericoloso, perché ha cancellato quelle barriere che in qualche modo inducevano l’individuo a rispettare l’altro.
Hai mai vissuto personalmente una forma di violenza in Rete?
Sì. Molte volte.
E come hai reagito?
Ho cercato di andare avanti, grazie alla mia passione per la musica, che rappresenta per me una specie di rifugio incantato. Nonostante ciò, ho provato un dolore che non se ne va con il tempo. Una macchia indelebile con la quale devi imparare per forza a convivere.
Qual è il segreto per affrontare questo dolore?
Credere in sé stessi. Giorno dopo giorno, mentre mi guardavo allo specchio, ripetevo: “Mario, puoi e devi farcela. Conta su te stesso e tutto si supererà. Basta crederci…”
Nello specifico in che maniera diventavi il bersaglio del web?
Mi sono stati inviati dei messaggi in chat, attraverso i quali ho ricevuto delle avances spinte.
Se te la senti, puoi spiegarci in cosa consistevano queste avances?
All’inizio mi venivano fatte le solite domande che si formulano quando si conosce una nuova persona. Poi, piano piano il soggetto in questione arrivava a chiedermi foto intime.
Perché pensi sia stato preso di mira?
Sicuramente per via delle foto particolari che pubblico sui miei profili social. Naturalmente nulla di scandaloso, ma si tratta di pose artistiche che rispecchiano il mio essere e invece vengono interpretate in tutt’altra maniera dai fruitori di Internet.
Non hai mai pensato di cancellare quelle foto per evitare le avances?
No. Ognuno è libero di esprimere sé stesso come crede. Ognuno può e deve sentirsi libero di pubblicare ciò che vuole, senza dare troppe spiegazioni agli altri.
La penso come te, soprattutto perché come abbiamo detto nell’introduzione all’intervista, non esistono mai giustificazioni alla violenza. La mia, infatti, era una domanda un po’ provocatoria. Andiamo avanti: credi che magari dietro a quegli atteggiamenti abusanti si celino delle critiche nei tuoi confronti?
Sono perfettamente cosciente che non possiamo piacere o essere simpatici a tutti. Ma il rispetto deve sempre avere la priorità. Accetto qualsiasi osservazione su di me, purché sia nei limiti della decenza.
A parte queste avances dirette, hai ricevuto altri tipi di soprusi?
Sì, sono stato ampiamente diffamato. Hanno circolato sul web delle irreali e assurde voci sul mio conto, del tipo “ora non sa come proseguire quella misera e breve carriera da cantautore e si è messo a vendere il corpo per andare avanti e affermarsi professionalmente”.
Insomma, ci sembra di capire che sei stato oggetto di quella forma di violenza, che solitamente riguarda le donne, soprattutto qualora abbiano un aspetto piacevole. Perché, secondo te, è ormai un pregiudizio comune il fatto che avere un bel corpo implichi necessariamente un legame con il sesso?
Perché la maggior parte delle persone non sa cos’è il bello, nel senso filosofico del termine. Il bello, inteso come fonte di emozioni, alchimia tra anima e corpo. Siamo considerati come degli oggetti.
Cosa hai pensato mentre venivi diffamato con la voce maligna che facevi carriera musicale, vendendo il tuo corpo?
Mi sono venuti in mente i sacrifici che quotidianamente faccio per coronare questo mio sogno. Ho pensato a tutte le volte che mi sono state sbattute in faccia le porte, solo perché non sono raccomandato, non sono il figlio di e non porto un nome conosciuto nel mondo della musica.
Ritieni che esistano persone che vanno avanti con “mezzi” diversi dal valore proprio?
Sì, esistono e come. Ma sono altresì convinto che in ogni caso sono affari loro. Qualsiasi scelta fanno, la portano avanti con tutti i vantaggi e le contropartite del caso. Anche se c’è qualcuno che fa carriera così, è sempre lui o lei a pagare il prezzo di ciò che ha deciso di fare.
Perché continui a parlare delle violenze che subisci?
Non voglio assolutamente interiorizzare colpe che non ho. Per cui, anche se la ferita resta e talvolta sanguina, non smetterò mai di dare la mia testimonianza. Spero, attraverso il racconto della mia esperienza, di aiutare altre vittime.
Hai un breve messaggio per chiunque è messo sulla gogna mediatica?
Andate avanti sempre. La violenza fa male e lascia segni indelebili, ma può anche aiutare a rafforzare la fiducia in sé stessi. Non smettete di parlare di ciò che subite.
Vorresti dire qualcosa alle Istituzioni?
Vorrei fossero applicate pene più severe per coloro che distruggono la vita degli altri attraverso il web. Ormai questi episodi sono all’ordine del giorno, ma non va affatto bene.
In che modo bisognerebbe usare la Rete?
Semplicemente per comunicare e allargare i propri orizzonti.
Quindi non sei dell’opinione che la colpa vada attribuita alla tecnologia e alle odierne forme di interazione personale?
Assolutamente no. Non sono i mezzi di comunicazione il problema, ma l’uso che se ne fa. Se vengono usati con senno e rispetto, costituiscono sicuramente un arricchimento e un vantaggio per tutti noi.
Grazie Mario per la tua preziosa testimonianza e a presto.
Grazie a voi. Spero di dare ancora il mio contributo contro ogni tipo di violenza.
Vai all’articolo sulla violenza in Rete
Ascolta il cortometraggio scritto e interpretato da Ambra Sansolini
Conclusioni
Attraverso la testimonianza di Mario Bragaglia, abbiamo sottolineato come non esista alcun tipo di motivazione valida per compiere violenza contro una persona. La libertà di esprimersi di ciascun individuo deve essere accompagnata dal rispetto. Ognuno può fare della sua vita ciò che vuole, senza per questo essere messo all’angolo o fatto oggetto sessuale.
«Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.» (dal libro Beside the Bonnie Briar Bush di Ian Maclaren)