“Sono quella che…”

Sono la ragazza dai mille sogni, quella che vedi passare per strada con lo sguardo basso, sono quella che grida al mondo la sua gioia di vivere. Sono la madre, la donna, la compagna, la sorella e la figlia; e poi la nipote, la cognata e la nuora. Sono la studentessa e la professionista. Quella dalla pelle bianca, nera, con i capelli biondo platino o le treccine africane. Sono colei che indossa abiti femminili, ma sono anche quella che è costretta ad andare in giro tutta coperta. Sono la tua vicina di casa, la tua cara amica, la collega di lavoro. Sono quella, che incroci al bar e vedi bere un caffè, immersa nei pensieri. Sono quella che tutti vedono giocare con il figlio e vive, costantemente, nella paura che glielo portino via. Sono quella che non immagineresti mai, perché le violenze non vengono compiute alla luce del giorno.

Mi hai incontrato per mano al mio compagno e hai pensato “caspita, quanto sono felici!”

Sono la moglie di quell’uomo bravo, che sai essere un buon padre e un grande lavoratore. Sono quella con la valigia a mano, perché tante volte ho provato ad andare via. Sono quella che ha creduto nella giustizia e spesso è salita sui gradini della Questura. Sono quella che tutti dicono di aiutare, ma che in fondo non è vista da nessuno. Sono la ragazza della fiaccolata in TV e quella di cui l’Italia ora sta parlando di più.

Sono quella sorridente, che nessuno penserebbe mai combattere contro un drago a sette teste. Sono colei che ha paura e poi colei che, con un filo di rossetto e le gambe tremanti, va avanti.

Sono l’immagine della speranza in un mondo migliore e purtroppo sono la prova che la realtà è un’altra. Sono la dipendente affettiva, la ragazza dolce e la donna ribelle, quella che tutti si chiedono “ma come ha fatto a stare con uno così?”

Sono un numero tra le innumerevoli pratiche dei tribunali e divento un nome, solo quando non esisto più. Sono colei che annusa ogni giorno l’odore acre della morte e ne esce sempre più innamorata della vita. Sono la femmina combattente, che ha imparato a ballare sotto la tempesta, restando pur sempre desiderosa solo di pace.

Sono una tra le tante, tra le donne che devono lottare per la libertà.

Sono quella che non è libera di lavorare, quella ostacolata negli studi e nell’indipendenza economica. Le mie orecchie possono sentire dire le peggiori umiliazioni, ma guai a proferirle a un uomo! Sono quella che la Giustizia italiana ha preferito fare passare dalla parte del torto, pur di non ammettere le violenze patite. Sono quella accusata di conflittualità genitoriale e quella che resta insanguinata a terra, perché se lascio l’uomo violento ho paura di perdere i miei figli.

Sono quella che ha chiuso da tempo la relazione e colei che, invece, continua a subire i maltrattamenti per non disintegrare la famiglia. Sono quella che è andata al fatidico ultimo appuntamento e quella che ha fatto mille denunce, tutte archiviate. Sono quella che ha provato a difendersi in ogni modo e quella che ha subito in silenzio. Sono quella del “perché non lo ha denunciato?” e la vittima con la prescrizione del reato. Sono quella che ormai ha paura di amare e quella il cui cuore ha ripreso a palpitare. Sono quella che vuole solamente una vita normale, ma per quel maledetto incontro deve ancora pagare.

Sono quella di cui tutti parlano oggi, eppure domani sarà ancora tutto uguale. Sono colei alla quale hanno dedicato una giornata mondiale, ma poi il sistema la costringe a subire in nome di uno stigma patriarcale.

Sono la lacrima che scende in silenzio, il tramonto rosso che illumina il mare d’inverno.

Sono quella luce che vedrai in fondo al tunnel, sono il respiro dei miei figli.

Sono il viaggio più bello, che ancora non ho fatto.

Sono la valigia con tutti i miei sogni dentro.

Sono quel grido di aiuto inascoltato e l’albero, che resta a terra ben piantato.

Sono il volo libero di un gabbiano e il ritorno al cielo lontano.

Sono il fiore più bello, strappato e  il suo odore, mai cancellato.

Sono il petalo rosso della rosa e la spina.

Sono la canzone d’amore e il battito del cuore.

Sono la storia di cui sentirai parlare, ti prego non mi dimenticare!

Sono un’altra, l’ennesima:

sono quello che non doveva mai più accadere.

Leggi l’introduzione del sito https://www.violenzadonne.com

In Italia, ogni 72 ore circa, viene uccisa una donna in ambito privato e familiare. Per saperne di più, clicca qui https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/22/sono-107-le-donne-uccise-da-inizio-anno-88-in-ambito-familiare-55-i-femminicidi-commessi-da-partner-o-ex/7361463

Il ruolo degli animali domestici, dopo la violenza

La violenza cambia, completamente, la vita di chi l’ha subita. In che modo? Cosa c’è dopo l’oscuro tunnel? Gli animali domestici possono aiutare a sanare il trauma? Naturalmente, porsi questa domanda significa essere comunque tra le fortunate: quelle che ce l’hanno fatta. Sono riuscite a liberarsi dal carnefice e possono iniziare a sognare una nuova vita.

Eppure, lo scarto tra sogno e realtà è sempre incisivo. La rinascita è complicata e necessita di un duro lavoro su sé stesse. Nei miei articoli ho sempre sottolineato il ruolo attivo della vittima, non come soggetto inerme al quale è capitato il misfatto. Occorre chiedersi, invece, il motivo per cui sia accaduto e guardare in faccia le proprie fragilità.

La psicoterapia resta la soluzione migliore, ma sempre accompagnata da tanta volontà di guarire. Quali sono le ferite da sanare? La più profonda, quella che continuerà a sanguinare a lungo, anche a distanza di tempo dai soprusi, è la fiducia. Fiducia in sé stesse e negli altri.

Sarà normale dubitare di tutti, darsi colpe che in fondo non abbiamo. Così come accadrà di avere paura di amare. E invece è proprio l’amore la migliore cura. Ma non bisogna forzare le cose, accelerando i tempi. Occorre, prima di tutto, imparare ad amarsi, prima di amare ancora.

Allora, spazio alle proprie passioni, a ciò che ci fa sentire vive. Nella mia personale esperienza, sono stati gli animali domestici a impartire la difficile lezione della fiducia. Cani e gatti si fidano spontaneamente degli esseri umani, non si chiedono come andrà a finire. Semplicemente, vivono il presente e non compiono mai del male per necessità di ferire.

Pertanto, nei prossimi articoli tratteremo anche questo argomento. L’appena passata pandemia, che ha colpito il mondo intero, è stata accompagnata da una crescita esponenziale di animali domestici all’interno delle famiglie. Hanno aiutato i loro proprietari ad affrontare gli stati di ansia e isolamento, imposti dall’emergenza sanitaria.

Purtroppo, alle copiose adozioni sono seguiti gli innumerevoli abbandoni. Finita la pandemia, in molti si sono disfatti dei loro amici a quattro zampe, come fossero medicine scadute.

https://www.ilmessaggero.it/animali/animali_abbandoni_dopo_pandemia_cani_gatti_cosa_succede-7036213.html

Un animale è per sempre. Con i nostri pelosi si instaura un vero e proprio rapporto d’amore. Hanno le capacità nascoste e silenziose per curare i nostri cuori affranti, ma non smettono mai di insegnarci qualcosa di nobile e prezioso, anche quando tutto sembra andare meglio.

Dopo la violenza, ci sono loro: dolci speranze in un mondo, troppo spesso marcio. Occhi puri, attraverso i quali tornare a guardarsi attorno. Fibre elastiche di amore, vivono di gesti caritatevoli, senza neppure sapere che è sempre di più ciò che elargiscono loro.

Leggi questi versi https://www.violenzadonne.com/ti-auguro-te-stessa/

Esiste solo la violenza di genere?

Sentiamo, spesso, parlare di violenza di genere, relativamente a quella messa in atto da un soggetto maschile ai danni di una creatura femminile. Ma la violenza ha davvero un solo genere?

Questo blog nasce per approfondire e informare circa la violenza sulle donne, ma in nessun articolo viene detto che sia l’unica forma di prevaricazione. La scelta personale di dedicarmi a questo argomento è nata dal fatto che l’ho vissuta in prima persona, in quanto donna.

Ma tutti sappiamo che qualsiasi essere vivente può subire violenza: esiste quella sui bambini, sugli anziani, sugli uomini e persino sugli animali. Leggiamo anche di notizie di cronaca nera in cui le vittime sono i genitori.

In questo pozzo buio e profondo, chiamato violenza, ho voluto dedicare la mia attività giornalistica a una delle sue molteplici facce.

I dati forniti dall’ISTAT parlano chiaro e la forma di violenza più diffusa nel mondo resta comunque quella sulle donne. Con questo, nessuno vuole sottovalutare o sminuire tutti gli altri soprusi, che siano fisici o psicologici. https://www.open.online/2022/11/24/istat-rapporto-omicidi-2022/

Tuttavia resta cruciale chiedersi: perché gli esseri viventi più abusati al mondo sono le donne? Lo scopo del blog è cercare risposte a questa complicata domanda, che affonda le sue radici nelle motivazioni storiche, culturali e giuridiche. Un arido terreno, che porta ancora nel 2023 a una disparità tra i due sessi in ogni campo, addirittura in quello lavorativo. https://www.violenzadonne.com/la-donna-quella-violenza-iniziata-tanti-anni/#comment-2427

Dunque, ben venga che si parli di violenza sugli uomini, ma senza ribaltare la realtà o affogare nell’immenso oceano della violenza i dati rilevati sulla violenza di genere.

A conclusione di questo dovuto chiarimento, auguro buon lavoro a tutti i miei colleghi, nel rispetto reciproco della deontologia professionale. https://www.newnotizie.it/2022/11/25/giornata-contro-la-violenza-sulle-donne-quando-la-retorica-sui-maschicidi-non-tiene-i-dati-a-confronto/

I vari volti della violenza sulle donne

La violenza sulle donne ha vari volti: psicologica, fisica, economica, sociale. Alcune volte, non termina con il finire della relazione. Quando accade ciò? Nei casi in cui si abbiano dei figli in comune con il maltrattante.

Il saggio “Manuale di sopravvivenza” fa luce proprio su un volto della violenza, ancora in penombra. Il libro è stato scelto dalla redazione de ilmiolibro.it perché illustra, in modo pratico, gli innumerevoli modi dell’aguzzino di ostacolare l’ex partner o moglie. Quello preferito? Espropriare la donna del suo ruolo di madre. Una ferita profonda, veicolata non mediante una lama o un proiettile, bensì usando i figli. La scena del crimine non prevede spargimento di sangue, ma ha come sfondo i tribunali italiani.

Per leggere l’intero articolo, presente nella rubrica dal titolo “Come la vita” e firmata Nat, clicca qui https://ilmiolibro.kataweb.it/articolo/scrivere/619521/vicoli-bui-schiaffi-e-tribunali-quella-paura-li-la-raccontano-le-donne/?ref=mail3

Un manuale pratico per salvare sé stesse e i propri figli dal narcisista patologico

[…] Attraverso questo manuale, l’Autrice si propone di fornire alle sue lettrici, che si ritrovano a vivere situazioni complesse e difficili con un ex dalla personalità narcisista patologica, un valido aiuto per individuare i meccanismi perversi attuati dall’ex e che potrebbero continuare a condizionarla e renderla infelice e vittima. È difficile affrancarsi da un ex perverso o psicopatico, ma – assicura la scrittrice – è un processo non soltanto necessario ma catartico, che permetterà alla donna di non essere più una preda ma di acquisire nuove consapevolezze su sé stessa, sui propri limiti e fragilità, ma ancora più sui propri punti di forza, che nessun ex marito malvagio e sadico deve permettersi di calpestare e umiliare.

È un manuale di agevole lettura, davvero molto interessante, che chiarisce il modus operandi da tenere per neutralizzare i colpi dell’ex partner carnefice, che non sopporta l’idea che colei che egli considerava una sua proprietà possa rifarsi una vita senza di lui e avere un’indipendenza sociale ed economica.

Un essere così cosa farà se non usare i figli in comune per far del male alla donna?

La Sansolini riporta diversi esempi pratici di dialoghi scritti tra la preda e l’offender, analizzandoli e ponendo in evidenza le sottigliezze, i messaggi nascosti e sempre manipolatori e umilianti che si celano dietro le parole infide e false di lui. […]

Il testo fornisce indicazioni molto concrete e pratiche su come reagire e rispondere nelle varie situazioni in cui emerge la natura sadica e manipolatrice dell’offender.

[…] La giornalista ha scritto un testo che, a mio modesto avviso, contiene “istruzioni” davvero molto concrete e valide, adatte a incoraggiare le donne che si trovano in questa situazione complessa e frustrante, affinché riconoscano con chi hanno a che fare, quali armi perverse vengono usate contro di lei, quali tipi di ricatti emotivi, psicologici, economici ecc…, e come fare per non soccombere , ma anzi per rinascere più consapevoli e forti. Per il proprio bene e anche per quello delle povere e innocenti creature coinvolte in questa triste realtà.

Ho apprezzato molto il voler mettere l’accento sul fatto che anche se il percorso verso la libertà sia costellato da lacrime , delusioni, paure ansietà , esso meriti di essere portato avanti perché c’è la possibilità di uscire fuori dal tunnel; saranno necessari coraggio, forza di volontà, determinazione, ma ne varrà la pena, perché “sopravvivere a un uomo simile fa sicuramente, di noi, donne più forti e sicure”.

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La violenza compiuta dalle Istituzioni. Quando a pagare sono donne e bambini

 

Articolo tratto dall’Associazione Olafa

Introduzione

Sono ormai innumerevoli a Torino i casi in cui le donne, vittime di violenze, subiscono le umiliazioni e le discriminazioni proprio dalle Istituzioni. È quanto sta accadendo alla Dr.ssa Olga Chernikova, la madre di Alessandro Digiorgio. Il tribunale per i Minorenni della città piemontese ha arrecato un danno enorme a questo bambino, vittima delle torture e dei maltrattamenti da parte del padre e precedentemente da parte degli educatori della comunità “Altalena”. Un oltraggio alla Giustizia italiana e allo Stato. Ogni magistrato dovrebbe essere chiamato a rispondere con coerenza ai reati, applicando le norme adattabili a ogni altro cittadino e quelle inerenti alla qualità di pubblico ufficiale per le fattispecie delittuose, compiute nell’esercizio delle funzioni.

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“Su ali di farfalla”: quando la violenza diventa una lezione d’amore

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

“Su ali di farfalla”: un romanzo che, attraverso la violenza, parla dell’amore. Nessuno si chiede mai quali sogni, speranze e desideri hanno trascinato le donne in storie pericolose. Eppure, è stato proprio il bisogno di donare e ricevere amore a condurle in quel precipizio. Allora, cosa dobbiamo insegnare alle ragazze di oggi? Evitare l’amore equivale a salvarsi dalla violenza?
E soprattutto, in che modo tornare a nutrire il più alto dei sentimenti, dopo che si è uscite dal tunnel?

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Il vademecum della salvezza per le donne vittime di violenza

 

Il romanzo “Su ali di farfalla” offre ai lettori una sorta di vademecum finale nel quale trovare consigli pratici per sfuggire a un uomo violento o, quanto meno, arginare i danni soprattutto in caso di separazione o divorzio con figli in comune.

Il vero dramma della violenza sulle donne è che l’atroce sofferenza  non termina con la denuncia e la fine della relazione. Le azioni malevole del maltrattante continuano attraverso i cavilli di una Giustizia minorile, che al momento regala più spunti di abusi al carnefice che protezione alle vittime di violenza e ai loro figli.

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donne contro le Donne: una sorellanza inesistente

 

di Ambra Sansolini

Troppe volte diamo per scontato che la violenza sulle donne proviene  sempre dagli uomini. E invece no. Spesso sono le stesse donne a stare contro le Donne.

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La violenza sulle madri e quei diritti ancora negati alle donne

 

  • La violenza sulle madri è la prima conseguenza dei diritti negati alle donne.

Abbiamo analizzato cosa accade a coloro che decidono di uscire dalla violenza e denunciano l’aguzzino. Il danno inestimabile alla maternità passa attraverso i cavilli di una Legge leggera, che facilita le giustificazioni agli atti dell’uomo violento e colpevolizza la vittima.

Ma come ci si arriva a questo calvario?

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